Più di vent’anni fa, durante una competizione sportiva nelle strade dell’alto Lazio, sotto la calura estiva ero alla ricerca di una fontana per dissetarmi; c’era un grande abbeveratoio sulla strada, quelli di una volta con l’acqua corrente, dove i contadini facevano ristorare gli animali al pascolo. Nei pressi, un anziano fattore cavalcava il suo mulo.
Gli chiesi se l’acqua fosse buona da bere e lui mi rispose: “…bona è bona, basta che non te ne bevi ‘na quintalata!”.
La risposta, apparentemente banale, è invece saggia espressione di un dogma universale che ritroviamo sintetizzato nell’antico proverbio popolare: “Il troppo stroppia”.
E’ la suprema censura a ogni eccesso, che guasta tutta la quantità, ne corrompe l’essenza, trasforma tutto ciò che è utile in danno; anche l’acqua, fonte pura ed essenziale per la vita, in grande quantità può affogare.
Ecco che il dogma, applicato all’informazione, assume ancora più efficacia.
In una baraonda di notizie, è difficile distinguere quelle importanti da quelle meno, le vere dalle false, o potersi indignare per quelle ignorate.
La crescita sproporzionata dell’offerta d’informazione, da un certo punto in poi non ha migliorato la conoscenza, al contrario l’ha soffocata, a meno che non vogliamo considerare come tale – per esempio – i resoconti sull’attività di Dudù.
L’appiattimento verso il basso del livello del giornalismo è dovuto, in parte alla necessità di produrre così tanta informazione, per il resto dal potere politico ed economico, che ha finito per assorbire quello mediatico, ormai degradato a 3.1.
Il Quarto Potere, raccontato da Orson Welles, è ormai un lontano ricordo.
E così, il nuovo (retrocesso) potere 3.1, svolge bene il suo servizio nel creare informazione convulsa, isterica, non utile alla gente, ma strumentale a se stessa e alle lobbies da cui dipende.
Questo è uno dei motivi principali per cui sarà molto difficile uscire dall’attuale situazione; quando i poteri naturalmente separati invece si fondono, quando le responsabilità si annullano assorbite dal conflitto d’interesse, ma soprattutto quando il popolo non è consapevole della realtà, bombardato e disorientato da un’informazione pilotata, non resta altro da fare che attendere il corto circuito, sperare che le scintille facciano pochi danni e che la luce torni prima possibile.
Nel frattempo Dudù, simpatico e tenero animale, inconsapevole protagonista delle cronache di prima pagina, al pari di tanti altri suoi predecessori a due zampe, lecca i piedi al suo padrone; che si fa vanto di ciò.
Un’altra notizia interessante, non è vero?
Le dittature del futuro sono alle prove generali, e l’informazione guidata è la loro prima linea. In Italia è facile, cosi boccaloni come siamo è meglio che rubare in chiesa… che non è più facile come una volta
Gentile Sig. Duranti, lei ha centrato il problema, e siccome il suo curricolo rivela solida conoscenza nella materia della comunicazione, sarebbe interessante che iniziasse a formulare qualche proposta per aggregare le persone interessate a cambiare questo stato di cose.
Come me, mi creda, c’è tanta gente che non aspetta altro di un punto o un luogo, o una persona capace, per esprimere il proprio disappunto in maniera costruttiva e mettersi a disposizione fattivamente; ovviamente nei modi consoni, adeguatamente moderati, propri di una moderna democrazia, che i governanti attuali hanno dimenticato, forse mai conosciuto
La ringrazio per lo spazio.
Antonio
…ha iniziato a farsi leccare i piedi dal cane perché sa che fra un po’ non gleli leccherà più nessuno
non ci sperare, lo leccheranno fino a che non trapassa, e non giurerei sul dopo