Archivio Autore | Fabio Duranti

Senza più Corona

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Non seguo le cronache rosa, non mi interessano; tanto meno i personaggi come Fabrizio Corona, che a mio parere danneggiano l’immagine dell’uomo, e anche quella delle donne.

Però questo fatto di cronaca è interessante, perché è la cartina di tornasole della condizione della Giustizia Italiana, e delle assurdità che scaturiscono dai ritardi delle sue azioni.

Fabrizio Corona è un personaggio disgustoso; per quanto egli abbia tentato di mostrarsi come playboy ricco e amato dalle donne, i fatti hanno mostrato soltanto un becero soggetto, cafone e sprezzante del vivere civile.
Il suo atteggiamento è andato via via peggiorando col tempo a causa dell’apparente impunità di cui godeva, che ha amplificato la sua spocchia, smisuratamente.

L’impunità, di fatto era reale, egli sembrava poter infrangere le regole del buon senso e il codice penale, senza che alcuno muovesse paglia; anche le semplici sanzioni, come il ritiro della patente, pareva che a lui non toccassero.
Il giorno dopo veniva immortalato al volante di una fiammante fuoriserie con la “starletta” di turno, a parcheggiare dove i comuni mortali neanche potevano accedere.

I media hanno gonfiato a dovere il personaggio, alcuni lo hanno addirittura ingaggiato come testimonial, quale fosse modello da invidiare o da imitare; un’incitazione al bullismo bell’e buona.

Ma, il tempo passa e l’azione penale è obbligatoria, come dice la Legge; l’apparente impunità, col tempo si è rivelata un boomerang.
Sentirsi libero di agire indisturbatamente, non ha fatto altro che aumentare le sue responsabilità, i reati, e di conseguenza la pena, anzi, le pene, visto che alle sentenze di condanna già passate in giudicato, presto se ne aggiungeranno altre per le azioni illecite che ha continuato a commettere.

Ed eccoci all’epilogo: un ragazzo, certamente dissennato e scapestrato, come già detto a mio avviso addirittura disgustoso, ma che ha commesso reati tutto sommato meno gravi di tanti altri, oggi si trova a dover scontare un cumulo di pene che lo terranno in carcere presumibilmente anche più di soggetti come Annamaria Franzoni, che si è macchiata del più grave reato che possa esistere, ovvero avere ucciso il proprio figlio.
Oltretutto, la possibilità di recupero della persona, in questo modo è gravemente compromessa, la sua fuga e la cattura tra le lacrime (da lui smentite con minacce di querela ai giornali che l’hanno pubblicato) svelano la sua vera personalità; il carcere non gli sarà utile, a meno che un bravo professionista, uno psicologo coi fiocchi, non riesca in un miracolo.

L’argomento su cui discutere è quindi se è giusto che un personaggio del genere, dopo aver commesso reati oggettivi, possa essere lasciato libero di agire, non solo a danno di altre persone vittime delle sue reiterazioni, ma anche contro se stesso!
E aggiungerei anche a danno dello Stato, che deve mettere in campo ingenti spese per controllarlo, pedinarlo, indagarlo, processarlo più volte, catturarlo all’estero, eccetera…

Io mi domando se non sarebbe stato più opportuno essere più severi e immediati alla sua prima “boutade”; ne avremmo guadagnato tutti (anche lui).
I giovani soprattutto, avrebbero avuto un esempio di civiltà e fermezza delle istituzioni, invece che che un bulletto da imitare.

Non è il primo, ne sarà l’ultimo caso di Giustizia non giusta con tutti i soggetti coinvolti, perché non si è saputa sincronizzare con la realtà; ne conosco altri, che avranno un epilogo simile…

Blinda la Supercazzola

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Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?
No, mi permetta. No, io… scusi, noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribài con cofandina? Come antifurto, per esempio.

No, non è l’ultima dichiarazione del candidato premier di turno, quella non farebbe ridere.

Ho rispolverato i DVD con la trilogia di Amici Miei proprio in questi giorni; volevo mescolare le frasi sconclusionate che mi fanno arrabbiare con quelle, sempre sconclusionate, ma che mi fanno ridere; allora, al posto di una delle ormai quotidiane tribune politiche, ho preferito il grande Ugo Tognazzi con i suoi compagni di zingarate.

La tecnica di confondere e gabbare gli interlocutori con frasi senza senso, risale nella letteratura al XVI secolo, quando Francois Rabelais scrisse il Pantagruel, quasi interamente fondato su dialoghi del genere, al punto che anche la sentenza finale del romanzo è stata pronunciata con linguaggio sconnesso.

Anche Mozart nel Don Giovanni fa declamare a Leporello una straordinaria supercazzola durante la quinta scena del primo atto.
E Totò, non meno incline al nonsense, strappava la risata con battute e atteggiamenti che tendevano sempre a confondere i suoi interlocutori; Cetto Laqualunque invece convince la folla che il suo braccio destro è primario all’ospedale perché “sfiletta bene i merluzzi… a che gli serve la laurea?”

La tecnica della seduzione e dell’inganno verbale risale alla notte dei tempi; la storia è piena di imperatori, tiranni, dittatori, autorità religiose, che hanno ipnotizzato popoli per millenni con discorsi inutili, conditi di termini roboanti.

La possibilità di avere successo con l’inganno è inversamente proporzionale al livello culturale della gente; più si è colti e intelligenti e meno si crede alle fandonie degli imbonitori, ovvero si riesce a scindere la verità dalla menzogna.

Ma… quindi… noi Italiani, come ci dovremmo considerare?
Non ci è bastata l’esperienza dei nostri nonni per andarci un po di più “coi piedi di piombo” prima di credere alle promesse di questi scaltri oratori?
Forse è presto, in fondo la nostra democrazia è ancora acerba, non abbiamo metabolizzato i principi fondamentali del vivere civile, non conosciamo nemmeno quali siano i nostri veri diritti, al punto che la lettura della Costituzione in TV è stato un successo colossale.
Il giorno dopo abbiamo tutti commentato meravigliati sui diritti riscoperti, ma a distanza di una settimana avevamo già dimenticato tutto.

Lo sanno bene i nostri politicanti, che infatti vanno in TV e alla radio non certo per illustrare dettagliatamente i loro programmi, che annoierebbero un popolo abituato a seguire le zuffe televisive, ma per fare spettacolo, intrattenimento, promesse che sanno di non poter mantenere, ma che tanto la settimana dopo le elezioni, avremo tutti dimenticato.

E allora, blinda la supercazzola prematurata e… cchiù pilu pe’ tutti!!!

La Credibilità dei Candidati

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Nei prossimi quaranta giorni ci toccherà valutare quali saranno i candidati più credibili e i personaggi che popolano le coalizioni.

E qui iniziano i problemi:
innanzitutto non possiamo conoscere tutti i candidati, ovvero non sarà possibile essere informati dai mezzi di comunicazione più importanti, su tutti gli schieramenti e i loro programmi.

Perchè?

La Legge attuale sulla cosiddetta “par condicio”, prevede la presenza dei politici nei mezzi di informazione di massa (TV Radio) in proporzione alla quota di parlamentari “uscenti”; la regola è valida fino alla presentazione dei nuovi (si fa per dire) candidati.
Questo significa che gli attuali parlamentari partono avvantaggiati nella competizione, avendo già usufruito di una massiccia campagna pubblicitaria gratuita prevista dalla Legge, alla quale non hanno accesso le nuove formazioni.

A seguire, ovvero dopo la presentazione dei candidati, gli spazi dovranno essere divisi tra le liste o le coalizioni, che hanno presentato candidati in collegi che interessano almeno 1/4 del totale degli elettori.

Per farla breve, la Legge è strutturata per favorire:
chi è già presente in parlamento; chi ha visibilità pubblica (comici, giornalisti, magistrati famosi ecc…); e, ovviamente, chi ha tanto denaro da spendere per le campagne elettorali, magari sperando in un “ritorno” post elettorale.

Inutile dire che Berlusconi aveva proposto addirittura di estendere la prima parte (quella della proporzionalità in base alla rappresentanza politica) anche alla seconda, con l’intento di creare un loop infinito di soggetti, sempre gli stessi, che avrebbero ruotato negli scranni del Governo, quasi senza il bisogno di nuove elezioni; il sogno di ogni totalitarista.

Il fatto è che comunque, anche così, la Legge è fatta in modo tale che le facce che vedremo in TV saranno sempre le stesse, con qualche aggiunta, come detto, di comici, giornalisti, magistrati e ricconi di turno.

Detto questo, sorge un’altro problema: i programmi politici.

Io dico la verità: ancora non ci ho capito nulla.
Ad oggi abbiamo soltanto assistito a una guerra “tutti contro tutti” di bassissimo profilo; nessuno che ci parli seriamente del suo programma, lo motivi, lo renda credibile.
I dibattiti finiscono sempre in rissa (o pseudo tale per lo spettacolo), e anche le apparizioni singole sono per lo più orientate a discreditare l’avversario, piuttosto che a rappresentare le proprie intenzioni.

Anche il sobrio Monti ha iniziato da tempo il lancio delle freccette; c’è da dire, ce lo aspettavamo.

Ma, allora: come faremo a stabilire la credibilità di questo o quello?
Chi avrà il coraggio di fermare i tromboni di quest’orchestra stonata?

La verità è che abbiamo bisogno di un nuovo vero leader, che sappia aggregare a se gente per bene, capace di rinnovare la politica e la classe dirigente del Paese.
Questa tornata elettorale è soltanto un passaggio; dovremo turarci il naso e votare la soluzione che più ci sembrerà opportuna per scongiurare l’aggravarsi della crisi; e che ci appaia portata a realizzare le riforme più urgenti.

Nel frattempo, speriamo che emerga una personalità forte, in grado di riportare l’Italia al livello di eccellenza che merita di occupare.

Che non rimanga solo un sogno, dipenderà da noi.

Le promesse di Berlusconi

Italian PM Berlusconi gestures during a presentation of a book by Italian member of Parliament Scilipoti in Rome

Ecco come d’incanto che in campagna elettorale i politici sembrano interessarsi a noi cittadini; o meglio, ai nostri voti.

Le promesse fioccano come la neve in questi giorni, e il più “generoso”, come al solito, è Silvio Berlusconi.

La sua capacità di attrarre le folle è seconda soltanto a qualcuno vissuto poco più di due millenni or sono, con le dovute e rispettose differenze, per non offendere nessuno.

Onestamente non so quanta gente è disposta a credere alle sue nuove promesse, ma se posso permettermi di dargli un consiglio, penso che lui, unico nel panorama politico, potrebbe risultare più credibile di chiunque, e in quest’occasione ha uno strumento per esserlo: il denaro.

Infatti, a differenza degli altri suoi “colleghi”, potrebbe depositare a favore dello Stato, una corposa fideiussione collegata al mantenimento delle promesse elettorali, e di certo, visto le cifre che guadagna e i patrimoni che si vanta di disporre, sarebbe una garanzia inconfutabile per i cittadini elettori.

Trovare il meccanismo non è difficile, io qualche idea ce l’avrei, ma lascio l’onere a chi è più bravo di me; piuttosto, insisto nella proposta e spero che qualcuno gli recapiti questo consiglio, per conoscere la sua disponibilità a questa forma di onestà intellettuale (e reale) verso il popolo a cui si rivolge.

Sarebbe banale adesso, in campagna elettorale, rivangare ancora le Leggi “ad personam”, le promesse mancate, lo spread e quant’altro di negativo si potrebbe dire sulla sua attività di governo; finiremmo per fotocopiare le discussioni che hanno inutilmente riempito le pagine dei giornali, senza un reale vantaggio per la gente, che ormai ha pagato lo scotto dei mal governi trascorsi.

Facciamo invece al Cavaliere una proposta concreta:

  • intende sul serio riscattarsi dalle censure che le vengono mosse a vario titolo?
  • crede veramente alle promesse che sta facendo agli Italiani?

Noi potremmo prenderla in considerazione, ma solo ne caso in cui queste siano accompagnate dalle sue garanzie patrimoniali personali; male che dovesse andare, potremmo contare in un risarcimento.

In fondo, Berlusconi non può essere considerato al pari di un altro qualsiasi cittadino che si impegna in politica; egli dalla politica e dal governo, ne ha tratto indubbi benefici, anche economici.

E allora, da buon imprenditore, se vuole continuare la sua opera, è giunto il momento (data anche la situazione oggettiva dell’Italia) di rischiare del suo, se vorrà intendere ancora candidarsi a guidare  il Paese.

Al contrario, la sua reputazione, oggettivamente compromessa, non credo gli basterà a convincerci.

Il valore della Verità

pinocchi

Sono stato una buona mezz’ora a guardare la foto qui sopra per decidere quali facce note utilizzare per un divertente fotomontaggio satirico.
L’imbarazzo della scelta è stato così grande che ho preferito lasciare la decisione all’immaginazione del lettore.

Il fatto che mi fa rabbrividire è che ormai, l’enorme quantità di bugie che ci viene propinata quotidianamente dalla classe politica e dall’informazione in generale, ha comportato una sorta di assuefazione che alla fine sta offuscando la consapevolezza che una persona normale dovrebbe avere della bugia, ma soprattutto del bugiardo che la propina.

Dire la verità, al pari di essere coerenti e di molti altri valori fondamentali del vivere civile, è ormai percepito come fattore di debolezza invece che di merito; le gags di Cetto Laqualunque sono sempre più attuali, e ogni giorno che passa sorridiamo molto meno a quelle scene, che riconosciamo come realtà quotidiana.

Se invertiamo i principi fondanti della società, siamo destinati a un grigio futuro, a veder crollare sotto i nostri occhi tutte le conquiste sociali che l’uomo ha costruito in migliaia di anni di evoluzione.
Chi ha conservato un barlume di consapevolezza si domanda, basito: come si può concedere credito a chi ha mentito pubblicamente?

Oltralpe le cose vanno in direzione opposta: a cominciare dalla Germania per finire ai Paesi Scandinavi, c’è invece un’accentuazione del valore della dignità della persona, soprattutto a riguardo della classe politica e dirigente.
Quei popoli hanno capito che la reputazione e il merito sono caratteristiche essenziali per concedere a qualcuno la possibilità di governare o dirigere.

Anche oltreoceano le cose vanno allo stesso modo: ricordiamo il Presidente Clinton, che fu messo alla gogna e disse addio alla sua carriera politica non per la scappatella con la stagista, ma perché ha mentito agli americani sulla faccenda, e fu costretto ad umiliarsi pubblicamente per questo.

Allora, un legittimo dubbio, conseguenza di quanto detto è d’obbligo:
noi italiani siamo masochisti o abbiamo smarrito il senso e il valore della verità?
E, cosa accadrà nel futuro?

La risposta non credo che verrà dalle urne fra poco più di un mese, ma dagli eventi che seguiranno.

Auguri di Buon Anno

Anno Nuovo 2013

Ogni fine anno siamo più ottimisti e speriamo che quello successivo sarà migliore di quello passato.

Anche se inevitabilmente non tutto potrà andare liscio, l’anno che verrà sarà sempre migliore di quello che ci lasciamo alle spalle, se non altro perché abbiamo accresciuto la nostra esperienza di vita, quindi in sostanza siamo più ricchi.

L’ottimismo è un amplificatore motivazionale, e non c’è ragione per non esserlo, anche se gli avvenimenti spesso spingono dalla parte avversa.
Lasciamo da parte ancora per qualche giorno i problemi della quotidianità e il circo mediatico che ci frastorna; proseguiamo, almeno fino all’Epifania, a respirare il profumo delle feste.

Ho approfittato di questi giorni per aggiornare la grafica e le funzionalità del Blog; preferisco un design più lineare e colori chiari che esaltano lo scritto; cerco di evitare per quanto possibile di distrarre il lettore con arzigogoli inutili.

Mi piace lavorare alla programmazione, è una mia vecchia passione; oggi, con gli strumenti così potenti a disposizione, è un peccato non approfittarne per fare per bene anche le cose più semplici, e che siano gradevoli alla vista.

Ho attivato la sezione Sondaggi, che implementerà le funzioni mano a mano che verranno pubblicati; è evidente che i risultati non hanno valore scientifico – statistico, ma sono uno strumento simpatico per esprimere liberamente il proprio pensiero.
Mi sono adoperato per rendere il meccanismo quanto più corretto possibile; accetto critiche e consigli.

Ad esempio, quando verranno indicati dei nomi da scegliere, come in quello inaugurale di oggi, la presentazione al lettore sarà in ordine casuale (provare a ricaricare la pagina per verificare), per evitare di influenzarne la scelta.
Poi, c’è un sistema di blocco per scoraggiare i più dispettosi a votare più volte, o ai robot di intasare il sistema.

Molte altre sezioni e spunti di interesse saranno a disposizione dei lettori nelle prossime settimane.

Il Blog è un territorio di discussione, un’Agorà digitale, un punto di ritrovo per discutere dei fatti della vita; animiamo la discussione con la brillantezza delle nostre opinioni, teniamo il cervello sempre acceso.

Auguri!

A Roberto Benigni

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Caro Roberto,
ieri sera ho visto il tuo programma su RaiUno; straordinario, eccellente, commovente.

Il successo d’ascolto era inevitabile, la gente ha bisogno di emozioni, di sperare in un mondo migliore; è il motivo per cui esiste la letteratura, lo strumento che abbiamo per raccontare e rivivere la vita reale e quella che vorremmo che fosse.

La nostra Costituzione, come hai giustamente rimarcato, è una vera poesia, quanto di meglio un cittadino potrebbe aspettarsi da chi lo governa, e lo amministra.
Da grande attore quale sei, hai preso quel copione e lo hai interpretato meglio di quanto si possa immaginare; una prestazione da Oscar!

Certo, ci hai guadagnato bene, si rincorrono voci sui costi del programma e sul tuo compenso che impressionano la gente normale, quella che quotidianamente deve combattere con la bolletta della luce; ma, si sa, gli artisti sono ben pagati, privilegiati.

Ora però vorrei condividere con te e con i lettori di questo articolo una riflessione:
un film, o una qualsiasi rappresentazione, in genere raccontano storie passate o future, vere o frutto di fantasia.

Ci siamo emozionati a rivivere le ultime ore del Titanic come se fossimo li, e miliardi di persone da più di settant’anni discutono sui ruoli e sulle personalità dei protagonisti di Via col Vento; anche i monologhi comici e la satira hanno il loro ruolo importante nell’intrattenimento.

Ma… la Costituzione, è qualcosa di più che un bel copione da rappresentare; è il fondamento della nostra civiltà.
Tu ci hai commosso raccontandocela in quel modo, hai gonfiato il petto degli Italiani, ci hai inorgoglito di essere i figli di tali padri, che hanno saputo scrivere le pagine più belle della storia del Diritto dell’Uomo, prese ad esempio in tutto il mondo, ma sai benissimo che i cittadini possono godere realmente solo di una frazione di quanto hai letto, e che buona parte dell’attuale classe politica e dirigente probabilmente non l’avrà nemmeno mai guardata.

Quei diritti sacrosanti, ben spiegati nella nostra meravigliosa Costituzione, oggi sono soltanto una speranza. Dopo il sogno che ci hai fatto vivere, ci siamo svegliati ancora più arrabbiati di prima, perché ormai, più che rassegnati, avevamo perso l’abitudine a considerare i nostri diritti.

E allora ti chiedo: fai qualcosa in più, facciamo qualcosa in più.
Non possiamo limitarci a ricordarla, a rappresentarla; abbiamo il preciso dovere di renderla efficace!

Aiutaci anche tu che godi di popolarità e ottima reputazione, a far si che la nostra Carta Costituzionale non sia soltanto un copione per realizzare l’ennesimo spettacolo milionario che, per quanto bello ed emozionante sia stato, non ci aiuta a godere di tutti i diritti che ci spetterebbero secondo quanto vi è scritto.

Immagino che un’aggregazione intorno a persone rispettabili, che mettono al centro della loro azione i principi indiscutibili della nostra Costituzione in modo sobrio, responsabile, propositivo, oggi potrebbe veramente cambiare l’assetto politico del nostro Paese e restituire ai cittadini quell’orgoglio di essere Italiani che ognuno di noi non vede l’ora di gridare di nuovo ai quattro venti.

Pensaci.

Venghino Signori Venghino!

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E’ già da un bel po di tempo che quando apro i giornali o accendo la TV sui notiziari, sento in sottofondo la tipica musichetta del Circo.

Ormai quel motivetto che tutti conosciamo non riesce più a togliersi dalla mia testa; quando passano le immagini dei personaggi della politica e del potere nostrano, il volume della musica si alza, e se chiudo gli occhi mi sembra di vedere nani, ballerine, acrobati, clown, tutti coi volti dei nostri politici.
Poi li riapro e… mi accorgo che la realtà supera l’immaginazione; è tutto vero, sono loro!

Allora i miei ricordi del liceo si dirigono verso Giovenale, poeta latino satirico molto arguto, che aveva capito bene il motto segreto della politica: “Panem et Circenses”, ovvero dare al popolo cibo e svago, per distogliere l’attenzione dai loro affari, nella maggior parte dei casi, loschi.

Ma, la politica dei giorni nostri si è evoluta:  non solo fa fede all’antico motto, ma addirittura è essa stessa a dare spettacolo, pretendendo da noi un prezzo del biglietto assai salato, oltretutto senza farci divertire neanche un po.

I giornali e le televisioni (con rare eccezioni) sono i tendoni colorati moderni, i giornalisti quei panzuti presentatori col megafono che urlano: “…venghino signori venghino…”; tutto profumatamente pagato dai nostri portafogli, anche da quelli dei cittadini che non desidererebbero assistere a questo spettacolo, ormai più che deprimente.

Il ricordo del liceo continua, e scandisce la storia in ordine cronologico; rivedo nella lettura del passato quello che ancora succede ai giorni nostri, una sinusoide che ripete le sue curve, gli eventi, e mi preoccupo.

Dico la verità: a me il circo non è mai piaciuto; a parte alcuni acrobati che possono essere considerati veri atleti, tutto il resto del contorno è triste e deprimente, per gli animali direi anche crudele.
Il circo della politica è ancora peggiore, perché la storia si ripete, sempre; e tutti quelli che la conoscono sanno bene che a ridosso di una situazione come quella in cui siamo ahinoi coinvolti, c’è sempre dolore e distruzione.

Non ci fa ridere quindi questo circo della politica, vorremmo che chiudesse; saremo ben contenti di pagare il giusto biglietto a chi ci fornisce i servizi per cui lo paghiamo, invece che assistere a questo squallido, indegno spettacolo.