Quanti di noi almeno una volta nella vita siamo stati vittima dell’attacco dei cosiddetti furbetti del quartierino?
Ora, che siano del quartierino, della campagna sabina o dei dintorni milanesi poco importa, è un modo di dire per rappresentare quelle persone (si fa per dire), che vivono di espedienti, che sono talmente stupidi da non riuscire a campare senza tentare di truffare il prossimo.
Le cronache ne sono piene; più andiamo avanti nel tempo e meno ci stupiamo che le persone coinvolte nelle truffe, albergano in categorie sempre più “alte” (mero eufemismo) della società.
Ingannare è diventato uno sport, una questione di principio, quasi uno status symbol; in molti ambienti sembra che accresca la reputazione.
E’ la sublimazione del vecchio detto popolare capitolino che dice: “nun sei romano si nun hai mai salito li tre scalini”, che erano e sono ancora, quelli del carcere di Regina Coeli.
E certo che l’attualità amplifica questo principio; non si apre telegiornale o quotidiano senza almeno un paio di notizie di cronaca giudiziaria che non coinvolgano personaggi in vista della politica e dell’imprenditoria. Insomma, oggi più di prima sembra concretamente fondato quel vecchio detto, che non riguarda più Roma, ma l’intera nazione.
C’è da dire che l’inefficienza della nostra Magistratura non aiuta gli onesti, anzi: i tempi e i modi della Giustizia d’oggigiorno incoraggiano costoro ad operare indisturbatamente e con ottime possibilità di farla franca.
Con questa prospettiva è difficile rinunciare alle occasioni che, si sa, “fanno l’uomo ladro”.
Sono anni che i cittadini per bene sperano in una concreta riforma della Magistratura che riporti centralità, interesse e valore alla legalità; lo stesso auspicio viene anche dalla maggior parte dei Magistrati, frustrati dalla mancanza di risorse e dall’eccessivo carico di lavoro.
Non c’è Giustizia se questa viene applicata in ritardo o non viene applicata affatto; e i “furbetti del quartierino” in una situazione di questo tipo proliferano e mietono vittime quotidianamente.
L’efficienza della Giustizia è uno dei capisaldi di qualsiasi forma di ordinamento di una Nazione; fa parte delle fondamenta irrinunciabili, una priorità assoluta.
E allora, cominciamo ad alzare la voce, democraticamente ma fermamente; non ci facciamo intimidire da chi ci vorrebbe silenti e rassegnati alla scellerata classe politica che ancora oggi occupa gli scranni del Parlamento.
Riappropriamoci dei nostri diritti, tra i quali, irrinunciabile, c’è quello di poter contare su uno Stato che premia gli onesti, punisce i colpevoli e incoraggia i buoni comportamenti con regole ed esempio diretto, così com’è nella maggior parte del Mondo evoluto.
Le chiacchiere però non bastano a cambiare le cose, sono importanti per stimolare la riflessione, ma nella situazione attuale, non sono più sufficienti; con un gruppo di persone di specchiato profilo e competenza, stiamo valutando la possibilità di fare qualcosa di concreto, di metterci in gioco con un’iniziativa civile.
Facciamo in modo che i film di Totò siano soltanto una finzione cinematografica.
Siamo un popolo di codardi, pronti a protestare per qualsiasi cosa ma a non fare nulla di concreto, e questo lo sanno bene i nostri politicanti che approfittano della stupidità.
Ognuno per se e dio per tutti, siamo egoisti e per niente “gruppo”, ma pronti a filosofeggiare sul diritto, su questo o su quello; un popolo di fannulloni opinionisti di mestiere.
E’ quello che ci meritiamo.
se in un telegiornale per oltre metà del tempo si parla di guai giudiziari dei politici e quelli stanno ancora al loro posto, questo non è più un paese civile fondato sul lavoro, ma sulla delinquenza
Caro Fabio,
leggo nei tuoi articoli la buona fede di una persona per bene, e tanta speranza.
Io non sono una di quelle che si è rassegnata a non contare nulla come cittadina, e quindi ti dico di tenere duro, e di continuare così.
Ho letto la tua storia, o almeno quella parte che hai pubblicato qui sul sito e capisco tante cose.
Ti ripeto, continua così, scrivi tutti i giorni un articolo come questo che fa riflettere la gente. Io ti sono vicina.
Elisabetta
Grazie Elisabetta per le tue belle parole.