Social Network: l’illusione e la beffa

Social Network

I più attenti avranno notato che la partecipazione ai Social Network è inversamente proporzionale al livello culturale delle persone, molte delle quali preferiscono pubblicare i loro pensieri attraverso un blog personale come questo.

Facebook, Twitter e gli altri social media, vengono in questi casi destinati a una mera copia del contenuto dei propri blog con il link agli stessi; io faccio altrettanto, e ne spiego i motivi.

Questo atteggiamento non vuole snobbare il mezzo, o non comprenderlo, ma utilizzarlo per quello che vale:
l’uso abituale del Social Network, comporta degli effetti collaterali che non si riflettono soltanto nello stesso utilizzatore, ma nell’intera società, indebolendone i principali cardini intorno ai quali ruotano le regole fondamentali della moderna comunicazione globale e della cultura più in generale.

Qualcuno dirà: ma cosa sta dicendo?

Il discorso è complesso, proviamo a spiegare:
la tecnologia ha aggiunto immense potenzialità alle capacita degli uomini di comunicare e interagire in tempo reale da qualunque parte del Pianeta;
questo è straordinario, e comporta un progresso culturale che potrebbe favorire esponenzialmente il processo democratico in tutte le parti del mondo, migliorando anche la qualità dei rapporti interpersonali e interrazziali; ma non a caso ho utilizzato il condizionale.

Perché questo accada infatti, la tecnologia deve essere trasparente per gli utilizzatori, e non regolata ovvero filtrata così come lo è oggi attraverso l’utilizzo dei cosiddetti “Social Network”.
La socialità, la condivisione, ma soprattutto la partecipazione, non è comunicare compulsivamente ogni cosa che ci passa per il cervello, con uno schema e una grafica uguale per tutti, ma maturare il pensiero, renderlo un’esperienza costruttiva, direi addirittura emotiva per i destinatari.

Nei “social” non c’è nulla di tutto questo; le parole sono ammassate una sull’altra in un turbinio di brevi concetti senza personalità, senza filo logico, senza che essi rimangano impressi nei lettori per più di un secondo, pronti ad essere sostituiti dal prossimo “post” che segue schemi ormai già predefiniti.
Immaginate chi vi potrà sentire se parlate in uno stadio pieno di gente che urla e fa il tifo per la propria squadra; le vostre parole nella maggior parte dei casi non arriveranno neanche alla persona che avete accanto, perché non può sentirvi.

Avere centinaia o migliaia di amici sui Social Network è una medaglia che quasi tutti ci appuntiamo sul petto, inconsapevoli che è proprio quel numero che rende inconsistente la nostra personalità, mentre siamo illusi di essere al centro dell’attenzione.
Se ho tonnellate di amici e i miei amici altrettanti, la mia bacheca (e quella dei miei amici) sarà un’accavallarsi di “post” in continuo aggiornamento, ognuno dei quali avrà importanza vicina allo zero, proprio per l’impossibilità di valutarne singolarmente il contenuto; e difatti, la sostanza della maggior parte dei post che anima le piattaforme sociali, è assimilabile… a un peto; neanche troppo rumoroso.

All’illusione si aggiunge la beffa:
dopo aver pubblicato il nostro “peto”, siamo convinti di aver scritto una pagina storica della letteratura e che tutti quei “mi piace” che abbiamo collezionato ci diano la legittimazione a ritenerci dei veri “opinion leader”;
non ci sarebbe nulla di male in questo genere di appagamento virtuale, se non che in questo modo perdiamo l’istinto di aggregazione intorno alle vere idee, visto che ognuno di noi ne ha una diversa e che ritiene sia quella giusta intorno alla quale tutte le altre debbano ruotare.

Ecco che abbiamo fatto il gioco degli attuali potentati: ci siamo dispersi e abbiamo atrofizzato la nostra capacità critica.

Non siamo più in grado di giudicare i sani principi, le giuste azioni e quelle socialmente utili; abbiamo abbandonato gli ideali.

Chi ci sta governando ringrazia e giammai muoverà un dito per cambiare lo “status quo”… troppo ganzo!

Non è tutto; continueremo il discorso…

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8 Commenti • Social Network: l’illusione e la beffa

  1. 30 Maggio 2014 alle 12:39

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  2. diego
    07 Giugno 2013 alle 18:44

    …che dire, è talmente diverso questo blog da quello di radioradio….per contenuti per come vengono esposti i concetti….non si dovrebbero mai fare gare tra questo o quel blog pero in questo caso faccio un eccezione.
    QUESTO E UN BLOG E UN LEGGERE NOTIZIE DI ALMENO 10 SPANNE SOPRA A QUELLO DI RADIORADIO…
    Almeno questa e la mia prima idea, cosi di getto, mettendoli confronto…
    ma io sto dicendo questo solo per cercare di far capire che io percepisco anche da questo, la differenza tra duranti e digiovambattista…
    Uno vedo che tiene ai contenuti alla forma allo scrivere pragmatico cose che possono essere di utilità davvero per tutti, imparare da persone di comunicazione come giampiero duranti anche il semplice uso dei social network, un mondo cosi vasto con cui uno si puo’ anche perdere, è tutto virtuale, è imparare a prendere facebook per esempio per quello che è, riflettere su come usarlo davvero e stata onestamente una grande cosa anche per me.
    Quando giampiero hai fatto giustamente notare che bisogna pensare a quello che si scrive e non mettere giù subito in modo compulsivo idee che se ne vanno dopo due secondi..
    La qualita delle conversazioni tramite questi social network deve essere giustamente ristabilita, se non vogliamo ridurre questi in un semplice mercato delle vacche grasse dove tutto sara’ lecito!!!
    A naso giampiero già ho capito come e andata con radioradio….cordialmente saluti.

  3. 30 Maggio 2013 alle 18:55

    ..va detto che oltre alle cose leggere nei social network si leggono anch cose interessanti,ad esempio Gianni RIotta usa twitter come agenzia di notizie ,alcune vengono commentate anche in maniera intelligente..seguendo riotta (ma anche mentana ,zazzaroni etc.)oltre a poter interloquire con loro si possono scambiare idee e commenti spessissimo di livello culturale alto.cosi su facebook ,scrivono e commentano a volte i fatti persone preparate ,io ricevo gli aggiornamenti di Flavia Perina ad esempio e una idea del perchè Fini ha fallito me la sono fatta grazie ai dibattiti sulla sua bacheca.frequentare le persone fisicamente rimane comunque a mio avviso il metodo principale per scambiarsi idee .i social network se ben utilizzati possono dare un aiuto ..il rovescio della medaglia sara il narcisismo ,ma un narcisismo virtuale che sparisce appena ci si de logga

    • spinner
      30 Maggio 2013 alle 19:07

      guarda che Mentana se n’è andato da Twitter, Zazzaroni non mi pare proprio un genio da seguire e Flavia Perina, usa FB proprio come Fabio Duranti, cioè ci linka gli articoli che scrive su altri blog, che è la cosa migliore, mica li scrive su FB.

    • 30 Maggio 2013 alle 19:13

      Ciao Ale,
      è chiaro che qualcosa di buono c’è, io cerco soltanto di far emergere il lato su cui necessita un po più di attenzione da parte di tutti.
      Mi sembra che alla fine siamo d’accordo, anche tu dici che i social vengono utilizzati dai personaggi pubblici come “tram” per veicolare i loro blog.
      Come agenzia di notizie, scusami ma io preferisco ad esempio ANSA o ADN Kronos o i quotidiani on-line più autorevoli, di TW non c’è necessità per questo, proprio perché viene utilizzata strumentalmente.
      Continueremo il discorso…
      Ciao

  4. spinner
    30 Maggio 2013 alle 18:49

    avevo iniziato con FB proprio quando era uscito, e mi sono letteralmente intrippato per due anni prima di accorgermi che la vita vera è mille volte meglio di quella virtuale. hai ragione Fabio, i miei discorsi erano diventati più banali, ero solo alla ricerca del mi piace. mi piacerebbe avere un blog come il tuo, ma no è semplice. scrivici come si può fare. grazie.

  5. Patrizia
    30 Maggio 2013 alle 17:02

    Mio figlio aveva dimenticato l’italiano davanti a facebook, e da due mesi gliel’ho tolto.
    Ha ricominciato a frequentare gli amici in strada e le ragazze. Non credo che riprenderà a starci davanti tutto il giorno, vedo che anche lui sta meglio e credo che dovrebbero mettere un medico per queste patologie.
    Patrizia

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